DIRETTORE DELLA SCUOLA REGIONALE DI FORMAZIONE SPORTIVA LIBERTAS DEL PIEMONTE - DOCENTE AREA GENERALE FORMATORE NAZIONALE in Metodologia dell' Insegnamento e dell'Allenamento -Consulente legale - Esperto in Marketing e Comunicazione e formazione in Corsi di Coaching
“La scuola che dirigo”: intervista a Vincenzo Santoleri
Nell’immaginario collettivo d’una volta, la compostezza era un termine che rimandava soprattutto alla sfera fisica della persona. Quante volte infatti vi sarà capitato di dire o di sentir dire, soprattutto rivolto a un bambino: “stai composto”. In realtà è un vocabolo appropriato, e in taluni casi forse ancora più adatto, per sintetizzare pure l’aspetto caratteriale di un individuo, evidenziandone la pacatezza, l’equilibrio, la capacità di autocontrollo. Letta così, e calata nella realtà sociale contemporanea, tutta intrisa di frenesia, istinto, immediatezza a qualunque costo, ecco che allora la compostezza diventa qualcosa di più d’una semplice virtù, trasformandosi quasi nel passepartout ideale per farsi strada nei contorti percorsi che la vita propone.
Vincenzo Santoleri, 48 anni, direttore della Scuola Regionale di Formazione Sportiva Libertas del Piemonte, uomo di legge e al tempo stesso di sport, questo passepartout lo usa quotidianamente. Nel lavoro come nel tempo libero, per dirigere un gruppo di collaboratori come per giocare una partita di tennis: perché la compostezza, quando la possiedi, diventa uno stile di vita. Non a caso, se gli chiedi di autodefinirsi con poche parole, ci pensa un attimo poi sorridendo ti dice: “uno che ama fare le cose solo dopo averle ponderate e senza sbandierarle troppo”. Con queste premesse, intervistarlo sembra quasi una passeggiata di salute, perché il rapporto domanda-risposta scorre via leggero e rischi come la banalità, le esagerazioni o la retorica restano lontani anni luce dal contesto.
L’ATLETA E IL MAESTRO – “Di sport ne ho praticati tanti, ma soprattutto a livello amatoriale. L’acqua mi piace, però non sono mai stato un grande nuotatore. Me la cavavo meglio col volley e il calcetto. L’unica disciplina in cui posso dire d’aver raggiunto un certo livello agonistico è il tennis, dove mi sono poi dedicato anche all’insegnamento, frequentando appositi corsi di formazione e diventando maestro di circolo e tecnico nazionale della Federazione. Ho avuto fra l’altro l’opportunità di interagire con esperti del calibro di Riccardo Piatti e la soddisfazione di scendere in campo sul Centrale di Montecarlo, un’esperienza che sinceramente mi ha provocato una certa emozione”.
LA LIBERTAS E LA SCUOLA - “Ho scoperto la SRFS nel 2013. Avevo un’associazione da affiliare e decisi di rivolgermi alla Liberta, un Ente che da sempre mi trasmetteva sensazioni positive. Entrai in contatto con il professor Martinetti e trovammo subito una grande sintonia. Mi spiegò fra l’altro come il tennis non fosse stato fino a quel momento molto presente nei programmi Libertas e mi propose di occuparmene. Accettai con entusiasmo e da lì cominciò un rapporto di collaborazione intenso e progressivamente sempre più efficace: tra i risultati raggiunti, mi piace sottolineare l’accorso siglato tra la Libertas Nazionale e la Federtennis e l’inserimento nell’attività formativa della Scuola del corso per promotore del tennis. Parallelamente, è aumentato anche il mio impegno nella SRFS, nell’ambito del quale ho cercato di mettere a frutto le conoscenze metodologiche e di legislazione sportiva acquisite negli anni. Il resto è storia d’oggi, con l’onore-onere della Direzione della Scuola, un ruolo che mi lusinga parecchio ma che cerco di interpretare con umiltà e realismo”.
LA RICETTA E LE EMOZIONI – “Non s’inventa nulla, men che meno quando si fa scuola. Per formare, devo essere io il primo a studiare e tenermi aggiornato. Quindi occorrono concretezza e capacità di trasmettere l’esperienza accumulata, dimostrando non autoritarietà ma autorevolezza. Io ricordo sempre che il mio professore di matematica, quando mi dava un’espressione, prima mi dimostrava lui alla lavagna come risolverla, poi lo faceva fare a me e cerco di regolarmi di conseguenza nel mio operato, puntando su un sano mix di teoria e pratica. Un esempio? Non posso insegnare tennis se prima non mi sono sporcato io i calzini calcando per ore e ore i campi in terra battuta, ma per farlo bene devo anche saper coniugare due congiuntivi, perché sapere è importante ma saperlo spiegare a volte lo è ancora di più. E la platea si accorge se sei veramente competente o no. Soddisfazioni sinceramente ne ho avute tante, a ogni livello: sul piano umano le persone che ho incontrato, su quello professionale gli obiettivi raggiunti, dal punto di vista tecnico l’allegria e i sorrisi dei bambini ai quali ho insegnato a giocare a tennis, ancor prima dei risultati. Quelli contano, ci mancherebbe, ma per me vengono dopo. Rimpianti? Veri e propri non direi. Tornassi indietro, l’unica cosa che cambierei sarebbe forse specializzarmi prima nel management e nella legislazione sportiva”.
IL FUTURO E I PROGETTI - “Forse non dovrei essere io a dirlo, ma penso che la nostra SRFS abbia già raggiunto un buon livello e il suo valore sia attestato dai curriculum delle persone, dal professor Martinetti a tutti i suoi collaboratori, che interagiscono con essa. Ma ciò non significa assolutamente che non si debba e si possa crescere ancora, anzi: proprio la consapevolezza d’essere sulla strada giusta è la motivazione migliore per progredire ulteriormente. E lo si può fare in molti modi: insistendo sull’importanza di creare figure che si dedichino alla diffusione dello sport cosiddetto orizzontale (quello verticale spetta soprattutto e sempre di più alle Federazioni), migliorando la comunicazione (e ci stiamo lavorando), individuando i nuovi target di mercato e trovando i partner giusti per muoversi in essi. Quest’ultimo è forse il campo nel quale stiamo attualmente concentrando di più i nostri sforzi: dal prestigioso accordo con il Politecnico di Torino ai contatti con l’Associazione Italiana Avvocati dello Sport, dall’impegno nel settore Salute e Benessere alla proposta recentemente fatta ai dirigenti delle società affiliate al nostro Centro Regionale di creare un tavolo di lavoro dove rappresentanti loro e del Centro stesso si incontrino e definiscano le strategie migliori per studiare progetti in grado di ottenere i finanziamenti previsti al riguardo dalle attuali normative”.
Insomma, idee chiare ma esposte con poche parole, andando dritti al nocciolo della questione. Senza falsa modestia ma anche senza dannosi protagonismi. Con compostezza, appunto!